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MONSTER
(MONSTER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 maggio 2004
 
di Patty Jenkins, con Charlize Theron, Christina Ricci, Bruce Dern, Lee Tergesen (Stati Uniti, 2003)
 
La storia vera di Aileen Wuornos, prostituta statunitense dall'età di tredici anni, che tra il 1989 e il 1990 assassinò sette clienti. Il primo, un elettricista sadico, per una più che legittima difesa. Gli altri, in una corsa inarrestabile nella spirale della paranoia; ma anche della miseria di un'adolescenza disastrata, di una ingenuità esistenziale e di una solitudine sentimentale. A questa cercherà rifugio nell'incontro con una ragazzina dagli occhi sgranati che si dimostreranno più perversi che maliziosi, conquisterà una specie di amore ma segnerà anche la propria fine.

Prostituta, lesbica e serial killer: ad un personaggio così ingombrante Charlize Theron ha sacrificato, come ci è stato detto con dovizia di particolari, il sontuoso profilo ed i suoi i lineamenti da modella. Operazione che conduce, come in effetti è stato, direttamente all'Oscar. Ma l'accentuazione di Charlize non è solo sui chili: quanto su una recitazione, i tic, una gestualità sempre più marcata da un travaglio atroce di vicissitudini che oltrepassano le soglie che concediamo solitamente al melodramma. In un processo di identificazione non indifferente, l'impresa dell'attrice finisce per essere segnata da una sincerità che non lascia indifferenti. Christina Ricci non le è da meno: ed è sui loro corpi, sul loro impatto materiale, il loro ingombro fisico così in contraddizione che due psicologie e due vicende così borderline finiscono per risultare del tutto credibili. E commoventi.

Non è che in tutto ciò l'esordiente Patty Jenkins (regia, ma pure sceneggiatura) se ne sia stata a guardare. Tutta la fattura del film si costruisce sapientemente su una fuga in avanti che, lo sappiamo, non si placherà che al patibolo: in una serie di interni che non riescono mai a proteggere l'intimità, di esterni che mai garantiscono l'illusione di un istante di pace o di una spiraglio di libertà. Un rigore espressivo che accentua l'ineluttabilità della progressione drammatica, lontano da ogni tentazione sensazionalistica, vicina al destino dei personaggi piuttosto che agli schemi di un genere pronto a sconfinare dalle parti di THELMA & LOUISE o BONNIE AND CLYDE. MONSTER rimane al di qua di quei confini: tutto teso com'è a dimostrarci l'ineluttabilità di un destino, più che di una scelta. Fosse anche quella di uccidere.


   Il film in Internet (Google)

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